La musica a San Fortunato

 

Nelle vecchie note di Entrata per offerte ed elemosine in chiesa e note di Spesa per l’organizzazione della Festa votiva, raccolte in alcuni modesti ed alquanto logori quaderni di contabilità, troviamo alcune testimonianze curiose sulle quali fermiamo ora la nostra attenzione. Dall’anno iniziale 1894 fino al 1909, infatti, l’elenco Spesa inizia sempre con le voci «Musica», «Filarmonica», «Cantanti ». Poi la voce «Filarmonica» scompare dagli elenchi, restano sempre soltanto le voci «Organista», «Cantori» e spesso anche «Musica», ma con importi di spesa minori. La spesa registrata nel periodo 1894-1909 si aggira ogni anno mediamente sulle 40-60 Lire, per scendere poi alle 16-25 Lire nel secondo periodo fino al 1917: cifre non proprio insignificanti su un totale conto uscite che supera di poco le 100 Lire. I conti poi, dopo il 1919, alla fine della ‘Grande Guerra’, lieviteranno di quattro-cinque volte, ma non ci facciamo meraviglia di questo! Quello che più ci affascina non sono tanto gli importi, che oggi ci potrebbero sembrare persino ridicoli, quanto piuttosto il fatto che tali voci appaiono generalmente con la precedenza su altre voci di spesa come, ad esempio, quelle per i sacerdoti celebranti, quelle per l’addobbo della chiesa e contrada, per le cere ed altre minute per la Festa. Ciò potrebbe significare la grande importanza attribuita all’annuale momento musical-culturale, molto sentito dai nostri padri. In anni recenti qualche anziano, intervistato sulla questione, riferiva che sicuramente si trattava di qualche suonatore di fisarmonica o altro strumento popolare che allietava la gente accorsa per applaudire l’assalto alla ‘cuccagna’ ed i ragazzi bendati che spaccavano i ‘pignatti di terracotta’, oppure popolani che cantavano allegramente davanti al boccale di ‘vin novo’. Ma queste manifestazioni spontanee non valgono certo le spese menzionate. Un tale raccontava anche che i suonatori arrivavano dalla città con dei ‘chitarroni così grandi e pesanti… che per portarli ci volevano due uomini’: e proprio qui c’è da mangiar la foglia!  Il ‘chitarrone’ (cioè il contrabbasso) non è certo uno strumento banale e popolare da sagra in piazza. Un’altra voce autorevole, ben più affidabile per aver conosciuto direttamente i fondatori della grande festa a San Fortunato, chiariva meglio le idee: la Filarmonica, una piccola orchestra, veniva da Bassano per le cerimonie liturgiche in chiesa; un artigiano della contrada, certo Ménego Z., aveva costruito un apposito palco in legno sopra la porta d’ingresso (ancora oggi sono visibili sul pavimento in cotto gli alloggiamenti delle colonne portanti). A questo punto il cerchio quadra meglio: nei secoli scorsi era usanza comune la presenza dell’orchestra nelle cerimonie sacre importanti, fino al decreto papale di San Pio X, che volle limitare ogni eccesso di teatralità e mondanità nelle chiese, durante le celebrazioni liturgiche. Resta purtroppo il vuoto della documentazione storica: questa Filarmonica era un’istituzione comunale pubblica o soltanto una Società culturale privata? Esiste oggi qualche archivio documentale, dove? Il direttore M° Bevilacqua (il “Bivi aqua” citato nel 1904 sul quaderno della Sagra per l’importo di 1,00 Lira) è veramente esistito? Lancio questo appello oltre cent’anni dopo i fatti: se qualche volonteroso dotato di curiosità storica ne sa qualcosa, sarà sempre ben accetto. La musica ed il canto sono sempre stati compagni fedelissimi dei momenti lieti, come anche di quelli meno lieti; anche in San Fortunato non potevano certo mancare. Proprio per questo motivo oggi, pur con tecnologie assolutamente impensabili cento anni fa, cerchiamo di creare in chiesa, nei momenti di pausa, l’atmosfera di fondo che richiama il canto degli antichi abitatori del monastero, oppure apriamo il sito a riproduzioni dal vivo di antiche melodie rinascimentali. Anche nella Processione solenne del lunedì lungo le vie della Contrada, la B.V. del Rosario è sempre stata allietata dagli squilli delle trombe di qualche Banda musicale. Ci rammarichiamo per le difficoltà ogni anno sempre crescenti per trovare la disponibilità dei suonatori in un giorno feriale di lavoro (sarà forse necessario anticipare la cerimonia alla domenica!?), ma non possiamo certo rinunciare ad una tradizione particolarmente sentita dalla popolazione fedele alla Festa votiva, che vive e si rinnova ancora dopo 128 anni.

 

Giuseppe Zonta

 

Riferimenti storici tratti dai volumi:

 

«Origini e vicende del monastero benedettino di San Fortunato di Bassano» di Franco Signori

 

 «Memorie, cronache e personaggi intorno alla festa votiva di San Fortunato» di Giuseppe Zonta.